Ci pervengono le seguenti considerazioni da un collega Geometra di Cuneo, che pubblichiamo nonostante non sia iscritto a Geomobilitati, perché è giusto che tutti si esprimano e perché riteniamo siano considerazioni giuste.

Visto il periodo di crisi del nostro sistema pensionistico è ovvio che occorre fare qualche sacrificio. Noi riteniamo più importante opporci agli aumenti contributivi e ai relativi minimi, ma anche ciò che viene raccontato dal collega evidenzia l’iniquità sociale della Cipag, che noi evidenziamo da anni.

di Geom FERRO Fulvio Giovanni Battista……

Nelle righe che seguono intendo parlare di un argomento alquanto spinoso che coinvolge tutti prima o poi, ovvero della famigerata “pensione” e quindi, per rinfrescarci un po’ le idee, partiamo da una delle tante definizioni che si trovano navigando in internet: Pensione, ovvero Rendita permanente o temporanea corrisposta agli assicurati ( p. diretta ) o ai loro famigliari (superstiti) da parte dello Stato, o di appositi enti pubblici o privati, al raggiungimento di una determinata età e in relazione agli anni di servizio prestati e conseguentemente dai contributi versati per la formazione del “tesoretto”, oppure ahimè al verificarsi di altre condizioni non determinabili, come il decesso o l’invalidità.

E’ importante ricordare che alla firma del contratto di lavoro, iscrizione ad un albo/ordine professionale o altro, si accetta di accantonare degli importi che si ritiene, visto il rapporto di fiducia che contraddistingue l’essenza degli Albi, verranno gestiti con la diligenza del buon padre di famiglia e con la speranza che, al raggiungimento di un certo periodo di tempo che dovrebbe essere noto in origine per potere valutare se congruo e/o conveniente, dovrà essere sostanzialmente restituito sotto forma di assegno di pensione.

Non è pertanto un premio o un regalo che si ottiene perché si è stati diligenti, rispettosi o quant’altro, ma è il risultato di un contratto. Contratto che nel caso specifico pensionistico, soprattutto degli Albi, è fortemente atipico perché colui che versa deve adempiere puntualmente, salvo incorrere in multe e interessi, fino ad arrivare a sospensioni o radiazioni, mentre nel caso del soggetto giuridico che riceve il versato, l’obbligatorietà del rispetto del contratto di fatto non esiste, infatti rimane tutto valido fino a quando non decide, in maniera unilaterale, di cambiare tutto. Un po’ come le banche, con la differenza che nessuno ti obbliga ad avere un conto corrente, lo fai per scelta e puoi cambiare.

La pensione è un concetto sociale semplice ed importante. E’ però vero che, all’origine della sua istituzione, ha permesso innumerevoli egoistiche “interpretazioni” e, chi ha potuto, ne ha approfittato. I vertici politici che con un lustro di “attività” si sono auto legiferati il diritto ai vitalizi d’oro. I dipendenti pubblici che, buon per loro, con qualche lustro in più, comunque in età poco più che maggiorenne (le pensioni d’oro!) si sono trovati ad avere garantita una rendita per tutta la vita. Oppure, come nel caso dei primi pensionati Cipag, che applicando solo la media degli ultimi 5/10 anni di attività professionale, abbondavano nella compilazione delle ultime fatture a fine carriera per dimostrare, al momento del calcolo dell’assegno pensionistico, fatturati più dignitosi (!)….

Chi, arrivato a questo punto della lettura, potrà riportare altri esempi di qualche parente, vicino di casa e/o conoscente che, in qualche modo, è riuscito a raggiungere l’età della pensione in età non troppo matura.

Poi tutto o quasi è cambiato e anche la Cipag non si è esentata intervenendo, a mio avviso, brutalmente. Con Delibera dal Comitato dei Delegati, del 24 novembre 2021, l’Ente ha stabilito che dal 1° gennaio 2022 la prestazione della pensione di anzianità non sarà più riconosciuta (spettava al compimento di 60 anni di età e 40 anni di contribuzione), al suo posto è stata inserita la possibilità di anticipare la decorrenza della pensione di vecchiaia (età anagrafica di 67 anni) accettando una decurtazione, piuttosto importante, delle quote retributive pensionistiche.

Il provvedimento è stato approvato il 14 aprile 2022 dai Ministeri Vigilanti-Lavoro ed Economia, in modo celere visti i tempi della burocrazia, credo siano rimasti stupiti di una proposta così netta e perentoria, senza un accenno di protesta. Spero di sbagliare, ma mi sa che parecchi iscritti non ne siano ad oggi pienamente consapevoli, quantomeno dei modi e dei termini, visto che per molto meno, in Italia e anche fuori confini, vengono agitati scioperi e manifestazioni.

Con tutto ciò tengo a precisare che non sono contrario a prescindere all’eliminazione della pensione di anzianità, bisogna essere consapevoli che le situazioni cambiano e che i privilegi, sopra descritti, hanno dimostrato una scarsa visione del futuro oltreché una gestione della cosa pubblica volta ad ottenere favori elettorali, ma ritengo che con l’attuale sistema si sia passati da un sistema più favorevole, all’applicazione di una sorta di punizione (parlo in particolare dell’1% mensile) senza fare distingui e senza gradualità. Ad esempio chi si è iscritto dalla fine degli studi e magari ha pure recuperato il periodo di praticantato (ovviamente in modo oneroso), dovrà versare, per non vedersi “punito”, per circa 47/48 anni fino al raggiungimento della fatidica età dei 67 anni!

Mi risulta ad esempio che, per gli Ingegneri – informazione avuta da collaboratori, la penalità sia dello 0,40 %. Per altro loro hanno ancora il requisito dei 35 anni con 63 anni di età.

Auspico, e con questo concludo, che le modalità con cui è stata “eliminata” la pensione di anzianità vengano riviste, in particolare la scure dell’1% al mese che non dovrebbe essere così netta, ma dovrebbe tenere conto del fattore anagrafico. Quindi, raggiunti i 42/43 di contribuzione (come previsto per gli altri lavoratori) la stessa dovrebbe essere ridotta, se non addirittura annullata, questo anche per non disincentivare chi intende iscriversi.